Riflessioni sulla presenza e consapevolezza

Sabato pomeriggio, mentre vivevamo sulla piattaforma Zoom un momento di pratica di meditazione e Mindfulness con un gruppo di partecipanti (inserito nelle iniziative di “Lo Spazio”), abbiamo avuto una atroce esperienza con due hacker che si sono inseriti con filmati raccapriccianti.
Dopo essere riuscita a bloccare il tutto, ma per qualche secondo il tutto è rimasto online e ahimè ha creato traumi e disagi nel persone (ho fatto denuncia a Polizia Postale e ora come principio mi vedrà impegnata anche su questo fronte….), abbiamo proseguito nella meditazione.
Ogni partecipante ha vissuto questa situazione in modo personale e diverso… Mi spiace per tutti i presenti, ho scritto ai diversi gruppi per cercare di rimanere collegati e per stare vicina a tutti, spero di avervi raggiunto.
Ora ovviamente per il rispetto di tutti partecipanti, per il disagio creato e anche ora per la paura di rivivere la stessa esperienza nuovamente, i prossimi incontri di meditazione saranno spostati su un’altra piattaforma, perché penso che molti non si sentiranno più sicuri (anche se probabilmente non ci accadrà più!).

Questa esperienza mi è servita per riflettere sulle situazioni impreviste gravi che la vita ci porta e quando questi momenti arrivano noi dobbiamo trovarci pronti a rispondere e non a reagire (stress)*, con consapevolezza e compassione verso di noi e anche verso gli altri (anche se a volte è molto difficile).

Questa esperienza mi è servita per riflettere su quanto il nostro punto di vista, la nostra risposta, lo stare in quel momento “modifichino” il vissuto del momento stesso.
Ne “Il Libro della Gioia” di Gyatso Tenzin (Dalai Lama),Desmond Tutu,Douglas Abrams, i due protagonisti nei loro dialoghi parlano della gioia pur avendo, entrambi, molto sofferto: l’uno con la fuga dal Tibet e un esilio interminabile, l’altro con la lotta all’apartheid e con il tumore alla prostata ormai incurabile. Entrambi hanno ricevuto il Nobel per la pace. I due amici provenienti da “mondi diversi” raccontano quello che hanno appreso nella battaglia della vita. Entrambi concordano che avremmo bisogno di un «amore incondizionato per l’intera umanità, quale che sia l’atteggiamento altrui verso di noi» e affermano che «i nostri nemici sono pur sempre fratelli e sorelle e meritano anche loro il nostro affetto: dovrai resistere alle azioni dei tuoi nemici, ma puoi amarli come fratelli e sorelle».
Il Dalai Lama sottolinea che per conseguire la gioia non serve solo allenare la mente con la meditazione, ma occorre renderla immune: “l’immunità mentale rende meno suscettibili a pensieri e sentimenti negativi”. Desmond Tutu ci invita a «confidare nell’amore di Dio che ti avvolge e ti vuole pieno di gioia».

Il Dalai Lama evidenzia l’importanza di vedere le tragedie come un’opportunità e Desmond Tutu ci invita a guardare con «l’occhio di Dio»
Ripreso da https://www.corriere.it/cronache/16_ottobre_13/maestri-felicita-4b362b28-9120-11e6-ac33-c191fa0a3477.shtml e dal “Il libro della gioia” ed. Garzanti

*”Non c’è nessun farmaco che possa renderci immuni allo stress e al dolore, che sia in grado di risolvere magicamente i problemi della nostra vita e di guarirci. Muoverti verso la guarigione e la pace interiore richiede uno sforzo cosciente da parte tua. Significa imparare a lavorare proprio con quello stress e quel dolore di cui vuoi liberarti”.

(pag. 18) Jon Kabat-Zinn, Vivere momento per momento.


Lo stress, gli eventi imprevisti sono componenti della vita e non possiamo sottrarci, né predirli spesso o evitarli. Sicuramente è utile evitare i dolori e disagi inutili, ma sfuggire ai problemi come strategia abituale porta alla moltiplicazione dei problemi stessi. I problemi, gli imprevisti,… non scompaiono, scompare, diminuisce la nostra capacità di crescere, di cambiare e di guarire.
In questo periodo in cui si parla di barche e naviganti anche Jon Kabat-Zinn ci parla di navigazione: navigare nella vita, come naviganti che orientano la vita, attraversando il problema, servendosi del problema stesso e sintonizzandosi con l’esperienza. E quando si naviga, non si naviga sempre con il sole e il vento in poppa…


“Il buon marinaio impara a leggerle attentamente e a rispettarne la potenza. Se è possibile, evita la tempesta; ma, se non è possibile e ci si trova in mezzo, sa quando è il momento di ammainare le vele, serrare i portelli, gettare l’ancora e aspettare che la burrasca si acquieti, tenendo sotto controllo quello che è controllabile e lasciando andare il resto. Il marinaio, per sviluppare le capacità occorrenti in queste circostanze, ha bisogno di addestramento, pratica e molta esperienza. Sviluppare le capacità occorrenti per affrontare efficacemente le varie condizioni atmosferiche della tua vita è precisamente lo scopo dell’addestramento all’arte di vivere consapevolmente”. (ibidem pag. 20)

Ecco che con la pratica di Mindfulness e di Meditazione si affronta un tema importante: la padronanza delle situazioni di importanza fondamentale per lo stress. Nel mondo sono attive forze che sono per noi del tutto incontrollabili e altre sono per noi al di là del nostro controllo, ma non lo sono in realtà.
“La capacità di influire sulle circostanze della nostra vita dipende in larga misura da come vediamo le cose. Le convinzioni che abbiamo su noi stessi, e il modo in cui vediamo il mondo e le forze che agiscono in esso influiscono su ciò che ci appare possibile o meno, su quanta energia abbiamo a disposizione per agire e sulle scelte che indirizzano l’uso della nostra energia”. (ibidem pag. 21)

La preoccupazione del controllo va da piccoli episodi di vita a grandi e importanti episodi, per cui non è facile riassumere la gamma delle esperienze che ci mettono a disagio, che ci provocano dolore, che alimentano il senso di paura, insicurezza e impotenza.
“Se dovessimo farne un elenco, esso comprenderebbe certamente la nostra vulnerabilità e mortalità. Potremmo includervi anche la tendenza collettiva dell’umanità alla crudeltà e alla violenza, nonché l’immensa mole di ignoranza e avidità, illusione e inganno che governa le nostre azioni e le azioni umane in generale”. (ibidem pag. 23)

La Mindfulness, la Meditazione ci portano a analizzare, a studiare, come direbbe Kabat-Zinn “l’arte dell’intera catastrofe della vita” con noi (dove catastrofe non significa disastro: significa piuttosto la pregnante enormità dell’esperienza del vivere)
Imparare, allenarsi in uno spazio sicuro questa arte di consapevolezza

“affinché le tempeste della vita, invece di toglierci forza e speranza, ci insegnino a vivere, a crescere e a guarire, in questo mondo fluido, mutevole e a volte doloroso. Quest’arte ci impone di imparare a guardare noi stessi e il mondo in modo nuovo, e a lavorare con il nostro corpo, con i nostri pensieri, con le nostre emozioni e percezioni in modo nuovo; e ci richiede di imparare a ridere un po’ di più (anche di noi stessi), cercando nello stesso tempo di conservare il nostro equilibrio il più possibile”. (ibidem pag. 24)

Vi invito quindi a proseguire con la meditazione, la preghiera, le vostre pratiche/attività secondo la vostra modalità di declinare la vostra dimensione spirituale (ognuno di noi ha una sua dimensione spirituale che ha bisogno di essere nutrita).

Noi mediteremo ancora insieme, avrete informazioni su come proseguiremo con le pratiche e le attività in diretta e non arretreremo di fronte a coloro che vogliono compromettere l’interdipendenza, come mi ha consigliato un caro docente di equilibrio emotivo (Fabio Fassone).

#BuoniGiorni

Elena

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