Lunedì sera, al nostro appuntamento mensile con la pratica meditativa, per mantenere un filo con questa stagione l’autunno, con questo mese novembre abbiamo dedicato una serata al vuoto.
Quanto qualche volta “vorremmo” avere la mente vuota , ma la mente è fatta per pensare…
Joseph Goldstein scrive:
Lascia che la tua mente sia vuota e ampia come un cielo sereno e aspetta ciò che emerge come un gatto davanti alla tana di un topo. Attento e paziente.
Il vuoto, è ovunque, qualche volta lo chiamiamo spazio: lo spazio tra un oggetto e un altro, che ci permette così di osservare e definire un oggetto. Se non ci fosse quello spazio, quel vuoto non riusciremmo a delineare gli oggetti. Noi ci possiamo muovere perchè c’e uno spazio -vuoto.
E accade che in molte attività-pratiche mente-corpo noi coltiviamo il vuoto: pensiamo alle pratiche in movimento, pensiamo alla meditazione.
Senza quel vuoto le nostre esperienze, i nostri pensieri, le nostre sensazioni si affollerebbero e diventerebbe difficile dare loro un significato.
Ci ricordano tre grandi maestri di mindfulness Segal, Teasdale, Williams:
Possiamo incontrare quel vuoto anche nella vita quotidiana: si incontra nei tempi dell’attesa. Quando sappiamo che qualcosa verrà ma ancora non c’è. Molti momenti sono momenti di attesa. Tra quando nasce un’idea e quando prende forma. Tra un desiderio e la sua possibile realizzazione. Anche il silenzio è una forma di attesa. È un dare forma al vuoto perchè il vuoto possa definirci. Perchè – alla fine – quello di cui abbiamo bisogno è un senso di spaziosità. Quella spaziosità che è lo spazio dell’attesa, del silenzio, del vuoto.
Con un maggior senso di spaziosità riusciamo più facilmente a rimanere presenti rispetto a qualunque cosa venga in mente e a essere più indulgenti con noi stessi quando le migliori intenzioni vanno storte.
E così ci siamo fatti/e guidare dal respiro, maestro di pieno e di vuoto.
Inspiro ed espiro…
Respiro pieno
Inizio Vuoto Fine
Respiro vuoto
Haiku E.F.
Thich Nhat Hanh in “Respiro”
Inspirando, mi vedo come un fiore. Sono la freschezza di una goccia di rugiada. Espirando, i miei occhi sono diventati fiori. Per favore, guardami. Sto guardando con gli occhi dell’amore. Inspirando sono una montagna, imperturbabile, ferma, viva, vigorosa. Espirando, mi sento solido. Le onde dell’emozione non possono mai portarmi via. Inspirando, sono ancora acqua. Rifletto fedelmente il cielo. Guarda, ho una luna piena nel mio cuore, la luna rinfrescante del bodhisattva. Espirando, offro il riflesso perfetto della mia mente-specchio. Inspirando, sono diventato uno spazio senza confini. Non ho più piani. Non ho bagagli. Espirando, sono la luna che sta navigando attraverso il cielo del massimo vuoto. Sono libertà
Anche nel movimento esploro il vuoto della transizione, il vuoto prima dell’azione, ovvero scelgo con vera libertà il movimento che vorrò fare.
Accosta all’orecchio il vuoto fecondo della mano, vuoto con vuoto
Chandra Livia Candiani
E abbiamo onorato il vuoto e il pieno nel corpo e nella mente…
Prendiamoci lo spazio per onorare il vuoto.
#Buonigiorni
Elena